Vorrei essere Gagarin

Jurij Alekseevič Gagarin – Primo uomo nello spazio

Vorrei essere Gagarin. Vorrei almeno provare un decimo delle emozioni che lui ha vissuto quella mattina del 12 aprile del 1961. Sto pensando molto a lui, ai suoi sogni, a tutto ciò che provò là dove l’azzurro si perde nel profondo blu dell’Universo. Trecento chilometri separano il suolo sul quale si infrangono tutte le nostre paure ed incertezze dall’orbita di Yuri. Celebri le parole che lui stesso pronunciò via radio, immortalandolo per sempre nella storia:

Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini

Chissà quanta bellezza incontrò vedendo oceani, nuvole e continenti dallo Spazio. “Va tutto benissimo” così più volte si rivolse ai suoi superiori, commentando l’evolversi della missione.

Sorrideva. Eccome se sorrideva.

In piena guerra fredda, un ragazzo, all’epoca ventisettenne, volava dove nessuno prima di allora riuscì ad arrivare. Era gioioso e voglioso di riabbracciare sua moglie e le sue figlie. Ripensava alla sua infanzia, alla madre contadina, al padre falegname, lui che scampò alla Seconda Guerra Mondiale, lui che fu costretto a subire l’invasione nazista del suo piccolo villaggio non molto distante da Mosca.

Un ragazzo, un uomo, così semplice ed umile che, prima di essere scelto dai grandi ufficiali dell’aeronautica sovietica, fu eletto dai suoi stessi compagni e ‘rivali’ di addestramento, anch’essi ambiziosi di essere tra i primi cosmonauti della Storia. Ma lui no. Non ambiva alla celebrità. Gagarin voleva solo che tutto andasse per il verso giusto, in modo tale da offrire ad altri quella stessa opportunità. Voleva essere il primo di tanti, di tutti.

Raccontare questa incredibile storia è quasi surreale. Nel 2018 rivivere certe cose fa un certo effetto. Colpisce quanto, di tutto quel progresso scientifico ed umano, non siamo stati in grado di fare tesoro. Oggi siamo qui a raccontarci cazzate. Noi qui a sforzarci di apparire sempre un po’ meglio di ciò che siamo. Noi qui ad annoiarci con giocattoli di cui nemmeno sappiamo praticamente nulla.

Noi qui egoisti. Noi qui velleitari.

Che ne è stato dell’Umanità? Che ne è rimasto di quell’entusiasmo che spingeva il figlio di un falegname a volare nello Spazio?

Oggi sognare sembra una prerogativa, un lusso forse, di pochi. La maggior parte degli esseri umani vive in condizioni di scarsità e/o precarietà. Questo non consente di liberare la mente e fantasticare. Solo ai bambini è concesso. Forse, anzi sicuramente, sono gli unici che ancora si godono la meraviglia della Vita. A loro basta poco. Una palla. Un foglio di carta. Una matita colorata. A loro, che tu sia bianco, nero, rosso, o giallo, poco importa. Loro vedono un Mondo senza frontiere, né confini. Loro hanno ancora lo sguardo gioioso che Yuri aveva dentro quella navicella. Forse perché loro un po’ si sentono Gagarin, o forse lui stesso si sentiva ancora un po’ bambino.

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Gagarin morì a 34 anni, circa 7 anni dopo il suo mitico volo. Perse la vita durante un volo di addestramento, quasi di un’esercitazione di routine. Un paradosso direte per uno che riuscì nell’impresa storica di compiere un intero giro attorno al globo terrestre. Purtroppo, l’errore, non fa alcuna distinzione. L’errore non fa sconti. In lui rivedo molto Saint-Exupéry, aviatore del servizio postale e successivamente dell’aeronautica francese, il cui destino sembrava essere scritto da lui stesso nel suo celebre racconto. In lui, in loro, mi ci rivedo molto anche io, ma con 20 anni di meno. In lui, in loro, rivedo gli occhi dei miei nipoti, di tutti i bambini che giocano in strada e che sognano di volare. Resterà e resteranno per sempre eroi di tutti.

Resterà per sempre il Primo Uomo nello Spazio.

Grazie Yuri. Grazie per averci mostrato che cosa siamo in grado di fare. Grazie per averci trasmesso, magari con assoluta ingenuità, uno dei messaggi di pace più belli di sempre.

Non voltarti mai Jurij Alekseevič Gagarin.

Guarda l’infinito e continua a volare verso le anime dei fanciulli.

P.S. Ho sempre voluto fare l’astronauta. Forse, avrei fatto bene a provarci.

 

Francesco, UkClub Martinengo