La banalità del male

 

“Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso ‘sfida’ come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e può essere radicale”

 

Le poche righe citate qui sopra appartengono alla brillante mente della filosofa Hannah Arendt.
“La banalità del male”, questo è il titolo del resoconto del Processo Eichmann tenutosi a Gerusalemme nel 1961, che la scrittrice tedesca, di origine ebraica, pubblicò nel 1963 per conto del NewYorker. Cito questo brano, non soltanto per “simpatia” intellettuale rispetto all’autrice – fra le più importanti del Novecento – ma quanto per il fatto che ritenga più che opportuno interrogarsi su quanto stia avvenendo nel corso degli ultimi anni.

Il male sfida il pensiero. Il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo – poche frasi, semplici, incise e profondissime.

La dinamica con la quale il Male si concretizza, parte dallo STEREOTIPO, passa all’INSULTO, alla DISCRIMINAZIONE, all’EMARGINAZIONE e compie il suo brutale ciclo, nello scontro FISICO e nella DIS-UMANIZZAZIONE del “nemico”, del “diverso”, della zecca, se vogliamo citare un sostantivo fin troppo utilizzato (anche recentissimamente).

Non voglio fare della retorica, né scagliarmi contro nessuno.
Vorrei spingere alla riflessione.
Leggo giornali, ascolto radio, tv, mi informo attraverso i canali web e social, e più passa il tempo, e più mi rendo conto che questo ciclo brutale del Male si stia, nemmeno troppo lentamente, rinvigorendo.
Vedo persone, cittadini per le strade, che scagliano la propria rabbia contro l’altro in una maniera davvero inconcepibile.
Qui non si tratta più di slogan elettorali, di cori da stadio, o di fenomeni marginali legati a determinati ambienti antagonisti, o rituali ancestrali.
La “banalità del male” oggi la si trova ovunque.

La semplicità con la quale si utilizza l’insulto – nei confronti della persona e dell’individuo in quanto essere – mi ha letteralmente sconcertato e disgustato.
Nemmeno più fa notizia vedere e sentire frasi come “un negro sei uscito dal buco del culo, negro!”, “negra”, “negro”, “lesbica, fai schifo”, “zecca” – e sono soltanto quelle che vanno per la maggiore.

Soltanto scriverle è raccapricciante.

[…vomito…
Disgusto totale]

Sono crudo. Parole aspre e forti, ma ho il vomito a leggere, udire e pensare che ci si possa spersonalizzare a tal punto da scagliarsi in questa maniera contro qualcuno.

Un tempo provavo compassione.

Oggi no…

Oggi condanno incondizionatamente questi comportamenti.
Li condanno in quanto essere umano dotato di intelligenza sufficiente per ritenere inaccettabili questi comportamenti.
Li condanno poiché ritengo necessaria una RIVOLUZIONE CULTURALE.
Li condanno giacché possiate voi stessi dire “No! Adesso Basta”, qualora doveste sentire il vostro vicino di casa inveire contro chissà quale “demone portatore di disgrazie”.

Li condanno perché il male sfida il PENSIERO.
Il libero pensiero. Il pensiero di tutti, che è uguale di sua “natura”, purché non offenda quello di altri.
Li condanno poiché convinto che l’istruzione sia necessaria, oggi più di ieri, molto probabilmente.
Istruzione, ma soprattutto educazione e rispetto dell’Altro.

Ci tenevo a scrivere questo post attraverso i nostri canali, non tanto per avere maggiore visibilità e goderne degli apprezzamenti, ma in quanto sia convinto che non si possa fare del bene, se non si ha ben chiaro e delineato quale sia il profilo estetico e culturale del Male.

Il Male è questo. Il Male si espande come un fungo sulla superficie terrestre, il Bene lo cerca e non lo trova, poiché non mette radici.

La sua Banalità è questa.

Lo diceva Hannah Arendt. Lo diciamo noi.

“Le parole sono importanti!” lo sosteneva Nanni Moretti in un suo celebre lungometraggio.

Le parole sono importanti, sono corrosive a volte e disgustano, ma come funghi non troveranno radici alcune…

Noi crediamo nel Bene.

Francesco
!U.k Club